Battle of the Brains è un’iniziativa scientifica organizzata dai dottorandi sulla relazione tra le Humanities e le discipline STEM, con un focus sulla figura professionale dell’ingegnere. L’iniziativa si è svolta il 6 e 7 Dicembre 2022 a Pisa, in due intense giornate dedicate rispettivamente alla formazione riguardo a metodi e strumenti per argomentare una tesi e affrontare una discussione critica su un certo tema e all’implementazione di quanto appreso.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di circa 30 dottorandi da diversi programmi dell’Università di Pisa, come ad esempio il Corso di dottorato DESTEC (Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni), altri programmi legati alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile, e ancora molti partecipanti dai programmi Smart Industry (Ingegneria – Università di Pisa) e il Corso di Dottorato Nazionale in Intelligenza Artificiale. I 12 partecipanti in presenza hanno avuto la possibilità di svolgere le attività nelle splendide cornici dell’aula magna del Palazzo Boileau e del Polo Piagge.
Qui il link all’agenda: https://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/6841-battle-of-brains
Il primo giorno, il 6 dicembre 2022, è stato dedicato a un seminario.
Il professor Marco Costigliolo, membro della Società Nazionale Debate Italia, si è concentrato sulle tecniche e metodologie per il dibattito; e con il professor Filippo Chiarello, ricercatore presso la Scuola di Ingegneria, ha fornito consigli e pratiche per imparare e applicare skill di improvvisazione. Saper esporre i risultati scientifici delle proprie ricerche è uno degli elementi fondamentali nella divulgazione scientifica, che può supportare i dottorandi e futuri ricercatori nello sviluppo della loro carriera.
Di seguito i punti chiave della prima giornata:
- Il dibattito segue delle regole di preparazione ben precise che permettono di strutturare la propria tesi in un discorso breve ma significativo, che catturi l’attenzione, esprima la rilevanza delle argomentazioni, e sostenga la posizione assunta.
- La metodologia seguita in questa iniziativa è il Modello AREL, che include Assertion (enunciazione della tesi), Reasoning (argomentazioni a sostegno della tesi), Evidence (evidenze, dati e informazioni oggettive a supporto delle argomentazioni), e Link-back (conclusione che ricollega ogni punto alla strategia complessiva).
- Lo stile del dibattito proposto in questa iniziativa è quello del Parlamento inglese: ogni oratore pronuncia un discorso di sette minuti, sia di sostegno che di confutazione; poi entrambe le squadre pronunciano un “discorso di risposta” della durata di sette minuti, per sancire l’ultima parola rispetto alla mozione proposta.
Il secondo giorno, il 7 dicembre 2022, è stato dedicato a un workshop per mettere in pratica quanto appreso nei seminari.
Innanzitutto, gli organizzatori introdotto il tema della giornata, ovvero la relazione tra le discipline STEM e Umanistiche, fornendo degli insights sulle loro ricerche attuali: Simone Barandoni, un’applicazione del Text Mining per l’analisi del sentiment del tweet degli studenti per misurare orientamento; Irene Spada, un’analisi sull’interdisciplinarietà delle università italiane svolta con strumenti di Text Mining; Irina Carnat, una discussione sul concetto di accountability nell’innovazione tecnologica; Lorenzo Corea, una discussione sul regime liability per la tecnologia emergente.
In seguito, due ricercatori dell’Università di Pisa, Elena Coli e Vito Giordano, hanno presentato la prospettiva dei progetti di ricerca europei con un focus su Me-Mind, ASSETs+ e ENCORE.
Dopo la densa introduzione, si sono svolti due dibattiti tra esperti sulla mozione:
“L’ingegnere del futuro non potrà prescindere dalle competenze umanistiche”.
Dal mondo accademico, hanno partecipato il professor Paolo Dario dalla Scuola Superiore Sant’Anna e la professoressa Maria Vittoria Salvetti dalla Scuola di Ingegneria dell’Università di Pisa con le seguenti proposte dai due fronti opporti:
- Rendere gli studenti consapevoli dell’impatto e degli obiettivi del loro studio e attività attraverso progetti che li espongano all’ecosistema sociale in cui studiano e opereranno.
- Favorire lo sviluppo di competenze umanistiche attraverso approcci pedagogici che promuovano la multidisciplinarietà, e non attraverso corsi sulle conoscenze umanistiche
Dal mondo industriale, hanno partecipato la dottoressa Ilaria Catastini dalla Maire Tecnimont e Massimo Scalvenzi da Leonardo Company con le seguenti proposte dai due fronti opporti:
- Definire un nuovo profilo di ingegnere a tutto tondo che sappia padroneggiare le competenze tecniche e quelle umanistiche nell’affrontare le sfide del domani
- Portare i bisogni della società nei progetti di sviluppo prodotto e favorire la creazione di team multidisciplinari per comprendere la complessità delle sfide del domani.
Durante la giornata è stata svolta anche la premiazione per l’iniziativa prEtotalent, attività didattica svolta nel Corso di Laurea Magistrale di Ingegneria Gestionale presso la Maker Faire 2022 a Roma.
Le presentazioni e dibattiti hanno offerto spunti ai partecipanti per strutturare le loro argomentazioni a supporto o contro la mozione sopra riportata. Il dibattito pomeridiano, preparato e svolto dai dottorandi partecipanti, ha fatto emergere le seguenti questioni:
- Vi è una crescente necessità di colmare il divario tra conoscenze tecniche e umanistiche.
- Gli ingegneri potrebbero non essere adeguatamente competenti, ma né lo sono gli umanisti.
- Di fronte alle grandi sfide della società moderna, le competenze multidisciplinari sono cruciali come mai prima d’ora.
Pertanto, è sì necessario ridurre il gap tra le discipline scientifiche e quelle umanistiche, ma spesso questo si traduce in voler “umanizzare” gli ingegneri o, più raramente, di voler “ingegnerizzare” gli umanisti. Nella realtà dei fatti, nessuna delle due cose è strettamente obbligatoria: è importante che ognuno abbia la sua specializzazione e che sia chiaro il ruolo che si ha nella società. La ricerca della multidisciplinarietà dovrebbe svolgersi a livello di gruppi di lavoro, che comprendano più esperti da ambiti diversi, magari coadiuvati dalla figura di un mediatore, che sappia perciò integrare le varie posizioni e veicolare la competenza tecnica e umanistica dall’una e l’altra parte.
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